Il favoloso mondo del deputato Marco Causi
Il deputato Marco Causi del PD ha una grandissima fortuna: vive in un mondo meraviglioso, insieme ai suoi colleghi della Commissione Finanze della Camera. Il problema però è che le leggi che contribuisce a scrivere hanno effetto sul nostro, di mondo.
Tanto tempo fa (due mesi fa), in una galassia lontana lontana…
Andiamo con ordine. Nel dicembre 2013 il governo Letta vara il decreto “Destinazione Italia” dove, tra lo stupore e la meraviglia generale, viene inserita una norma a favore dei libri cartacei e delle librerie: la possibilità di detrarre il 19% delle spese sostenute per l’acquisto di libri, come già si fa per i farmaci, con un tetto massimo di 2.000 euro (1.000 per i libri scolastici e universitari, 1.000 per tutte le altre pubblicazioni). A tal fine il Governo è pronto a stanziare 50 milioni di euro. Un provvedimento importante per ” la diffusione dei libri e della cultura”, dichiara il premier nella conferenza stampa di presentazione. Anche l’AIE (Associazione Italia Editori) con il suo presidente Marco Polillo plaude all’iniziativa del governo: “Una decisione davvero importante e soprattutto una svolta per la lettura in Italia“.
Il favoloso mondo…
E ora veniamo al meraviglioso mondo di Marco Causi. Succede infatti che dopo ampia discussione in Commissione Finanze alla Camera il deputato Marco Causi propone a nome del PD un emendamento (poi approvato senza alcun voto contrario) che stravolge completamente la norma: non più detrazione a favore di tutti gli acquirenti di libri, ma un buono sconto del 19% su una spesa (pare) di 100 euro per gli studenti delle scuole superiori di secondo grado appartenenti a famiglie con un reddito ISEE inferiore ai 25.000 Euro. Il buono vale anche per l’acquisto di ebook. Per le librerie il buono si trasforma in un credito fiscale automaticamente deducibile dalle imposte. Il motivo di questo clamoroso dietro front? L’attuazione del provvedimento originale è “impossibile a causa dell´esiguità di risorse” (i 50 milioni di cui sopra), spiega Causi sul suo blog: occorre ridurre la platea di potenziali beneficiari. Ma il deputato, Professore di Economia politica alla Facoltà di Economia “Federico Caffè” di Roma e al suo secondo mandato, ha la soluzione per risolvere il problema: “Se le librerie saranno furbe (poi modificato in ‘Se le librerie vorranno‘, ndr), cercheranno di attrarre la spesa dei “buoni” offrendo sconti ulteriori, e facendo così aumentare il valore complessivo del venduto attivabile dalla misura”. Nel mondo di Causi (e degli altri componenti la Commissione Finanze) le librerie italiane possono fare gli sconti che vogliono, vendere un sacco di libri e vivere felici.
Tornando alla realtà: lo sbigottimento generale
A questo punto, all’amarezza per un provvedimento utile affossato in commissione, si aggiunge lo sbigottimento per l’alternativa adottata e le argomentazioni a suo sostegno. È infatti evidente che lo stato in cui versano molte librerie rende particolarmente ingiusto e gravoso che lo Stato chieda loro di anticipare dei soldi che ha deciso di dare ai cittadini e che solo successivamente (con modalità ancora non chiarissime) verranno restituiti ai librai sotto forma di deduzione fiscale. Oltretutto fissando un tetto particolarmente basso (100 euro) che non fa nemmeno sperare nell’attivazione di un circolo virtuoso che possa avere ricadute positive sul giro d’affari delle librerie. Ma quello che ha fatto arrabbiare ancora di più i librai è stato l’invito a fare ulteriori sconti. In Italia esiste infatti una legge (la Legge Levi) che fissa un tetto massimo di sconti praticabili sui libri (il 15%, a parte alcune eccezioni regolate dalla legge). Ma soprattutto i margini delle librerie indipendenti sono talmente bassi che, anche ammesso che i librai decidessero di violare in massa una legge dello Stato praticando ulteriori sconti, otterrebbero il risultato (nella migliore delle ipotesi) di gonfiare brevemente i fatturati e chiudere subito dopo, oppure, nell’ipotesi più plausibile, chiudere e basta. Si chiede Alberto Galla, presidente dell’ALI (Associazione Librai Italiani) intervistato da Bibliocartina: “Come si fa a parlare di credito d’imposta per i nostri esercizi che non producono quasi reddito? Perché fanno leggi su di noi persone che non conoscono né le leggi precedenti, né noi?”.
Non resta che attendere gli ulteriori sviluppi della vicenda, dato che la Commissione Finanze ha deciso di ascoltare l’Associazione Librai per capire il loro punto di vista.
Dell’Italia e dei suoi governi non ci si può minimamente fidare. È una vergogna!
Casa editrice e libreria Salomone Belforte & C.
Guido Guastalla