La nostra inquietudine per i neofascisti al Salone

Vogliamo prendere posizione in merito alle polemiche sulla presenza al Salone del Libro di Torino della casa editrice Altaforte, vicina al movimento neofascista Casa Pound. Siamo un’azienda grafica specializzata nella stampa di libri e quest’anno siamo presenti al Salone anche come partner tecnico, con il nostro marchio Rotobook. Per questo ci sentiamo in dovere di esprimere una posizione pubblica, anche perché il nostro nome è associato a quello del Salone.

Invocare la libertà per sopprimerla?

Francesco Polacchi, responsabile della casa editrice Altaforte, in un’intervista al Corriere della Sera ieri ha dichiarato: “Io sono fascista, e l’antifascismo è il vero male di questo Paese”.

Sono parole di una tale gravità che, da sole, probabilmente sarebbero sufficienti per revocare lo stand assegnato.

Chi si professa fascista non dovrebbe essere accolto in un luogo che celebra la libertà di espressione e di pensiero. Il fascismo ha nel suo DNA la soppressione di queste libertà, attraverso la prevaricazione e la violenza. Durante il fascismo gli intellettuali non allineati venivano perseguitati, incarcerati, uccisi. Chi si richiama a quell’eredità e ne riproduce tutti i giorni i comportamenti non può invocare per sé quella stessa libertà che vorrebbe sopprimere (come ha ben chiarito Karl Popper con il suo “Paradosso della tolleranza“). Le cronache di questi anni testimoniano infatti che prepotenza, violenza e prevaricazione sono ancora connaturate ai movimenti neofascisti.

La nostra (inquieta) presenza al Salone

Noi andremo al Salone – il nostro marchio tra l’altro compare sui ventimila cordini portabadge – ma comprendiamo le ragioni di chi, come il collettivo di scrittori Wu Ming e lo storico Carlo Ginzburg hanno da subito deciso di annullare la loro partecipazione all’evento. Non hanno “abbandonato il campo”, come ha scritto qualcuno. Anzi, hanno permesso di aprire un dibattito che, speriamo, potrà farci fare qualche passo in avanti.

Il nostro lavoro è stare a contatto con gli editori, incontrarli per capirne i bisogni e presentare le nostre soluzioni. Per questa ragione non possiamo non essere presenti al più importante appuntamento fieristico italiano del settore. Ma Geca è da sempre dalla parte della bibliodiversità e della possibilità di una cultura plurale

e aperta. Ci rende profondamente inquieti vedere che al Salone del Libro, che sentiamo un po’ come casa nostra, viene data ospitalità a chi discrimina e perseguita le minoranze, a chi professa un’ideologia che reprime la libertà di espressione.

Zerocalcare, nell’annunciare di aver annullato tutte le sue presentazioni al Salone, ha ben espresso questo senso di inquietudine scrivendo queste parole:

“Mi è davvero impossibile pensare di rimanere tre giorni seduto a pochi metri dai sodali di chi ha accoltellato i miei fratelli, incrociarli ogni volta che vado a pisciare facendo finta che sia tutto normale”.

Costruire argini

Anche noi, con questa presa di posizione, vogliamo far sapere al comitato di indirizzo e ai vertici del Salone: non è normale, non può essere normale. E lo diciamo a maggior ragione perché riconosciamo il valore e la ricchezza del Salone di Torino, in particolare delle ultime edizioni. Comprendiamo che il comitato si è trovato in una situazione difficile da gestire e che qualunque scelta avrebbe prestato il fianco a polemiche e recriminazioni. Ma speriamo che il dibattito di questi giorni serva ad attrezzarsi perché non capiti più. Così come molti comuni (tra cui proprio quello di Torino!) non concedono spazi pubblici a chi si professa fascista, a maggior ragione dovrebbe farlo una comunità che vive di libri, cultura, pluralismo.

 

Photo credit: Gianfranco Goria, Flickr

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